Borgogno: il futuro della tradizione a Barolo

Passeggiando per Barolo il palazzetto della Cantina Borgogno te lo trovi di fronte in uno dei punti più alti del paese, nella sua sobrietà piemontese al contempo austera.

Entrare nella Cantina Borgogno di Barolo è un po’ come entrare nella storia di questi luoghi e chi ci accompagna nella visita ci tiene a raccontare il passato della cantina.

Borgogno è una delle cantine storiche di Barolo: fondata nel 1761 ad opera di Bartolomeo, col tempo trova una collocazione di tutto rispetto tra le più rinomate case vinicole di Langa e del Piemonte, tanto che nel 1861, anno di unificazione d’Italia, il vino scelto per accompagnare il pranzo celebrativo è il Barolo di Borgogno.

Altra figura di spicco della famiglia Borgogno è stato Cesare che, nel 1920, assumendo la direzione della cantina, dà inizio alla tradizione che vede parte dei vini delle migliori annate conservati in cantina per almeno vent’anni.

Si accumulano nei decenni i migliori millesimi di Barolo e, grazie a questa consuetudine, la Cantina Borgogno rappresenta un’irripetibile memoria storica dei vini di Langa.

L’opera di Cesare continua nella seconda metà degli anni ’50 con la ristrutturazione delle cantine, e nel 1967, l’Azienda assume l’attuale denominazione “Giacomo Borgogno & Figli”.

Con la scomparsa di Cesare Borgogno nel 1968 la gestione passa alla nipote Ida e al marito Franco Boschis e successivamente ai loro figli, Cesare e Giorgio.

Nel 2008 l’azienda viene rilevata dalla famiglia Farinetti, che avvia i lavori per la ristrutturazione dell’edificio principale che è riportato al suo aspetto originario l’anno successivo.

Dal 2010 Andrea Farinetti assume la guida dell’azienda.

L’attuale gestione intende mantenere tutte le caratteristiche di produzione precedenti compreso il nome: la peculiarità è quella di rimanere legati alle tradizioni locali e, in particolare, a quelle della famiglia Borgogno, per cui si continua la tradizione di effettuare uno stoccaggio di bottiglie nelle grandi annate da invecchiare almeno per venti anni.

Fanno parte dell’azienda cinque vigneti localizzati solo nel comune di Barolo, per un totale di 13 ettari: Liste, Possati e Cannubi che vanno a costituire i vigneti cru, oltre a Cannubi San Lorenzo e San Pietro delle viole.

Liste è il cru storico della cantina ai confini della zona Serralunga-Monforte dove il terreno è calcareo: formatosi 12 milioni di anni fa per erosione di terreni sovrastanti, presenta una composizione diversa dagli altri terreni di Langa per completezza di macro e micro elementi che consentono ai vini di mantenere notevole complessità e longevità.

I vigneti coprono una superficie di 7 ha, presentano un’esposizione sud, sud-est con una un’altitudine variabile da 270 a 330 mt s.l.m.

Fossati è il cru rivolto al versante della Morra con territorio argilloso sabbioso formatosi circa 10 milioni di anni fa per sedimentazione: proprio la presenza di sabbia nella sua composizione fa si che i vini assumano intensi profumi floreali e di frutta rossa, e si caratterizzino per freschezza e morbidezza.

L’appezzamento è di poco più 3 ha, ‘esposizione sud-est e un’altitudine che varia da 290 a 350 mt s.l.m.

Cannubi è il più famoso e rinomato cru del Barolo: nasce circa 12 milioni di anni fa per sedimentazione, sviluppando una complessità di terroir di eccellenza data dai terreni marno argillosi calcarei; la sua esposizione a sud e un’altitudine che varia da 290 a 320 mt s.l.m. facilitano un microclima favorevole che rende questa collina una delle più vocate alla coltivazione della vite nel mondo.

I vini provenienti da Cannubi si caratterizzano per l’elevata eleganza e longevità rispetto a tutto il territorio di barolo: qui l’azienda possiede vigneti che per poco più di 1 ha.

La visita ha inizio nella cantina e ci viene spiegato che il Barolo classico viene prodotto con assemblaggio di uve provenienti da tutti i 5 vigneti; l’invecchiamento è di 4 anni in botti di rovere (uno in più previsto dal disciplinare) più un anno di affinamento in bottiglia.

Il Barolo riserva si ha con con assemblaggio di uve dei tre cru, osserva sei anni di affinamento in legno di rovere (uno in più previsto dal disciplinare) e uno in bottiglia

Ci sono poi i Barolo dei tre cru con uve scelte e provenienti esclusivamente da quei vigneti, che seguono il medesimo invecchiamento del Barolo classico.

Una curiosità è costituita dal fatto che fino al 1998 la fermentazione del nebbiolo destinato al Barolo avveniva in botti di cemento, mentre dal ’98 al 2013 si è passati all’acciaio, ma dal 2013 è stato ripreso l’uso del cemento, con fermentazioni lunghe: da 12 giorni per Dolcetti e Berbere fino a 22 giorni per il nebbiolo, mentre il nebbiolo da Barolo la permanenza sulle bucce va dai 35 ai 60 giorni con fermentazione a cappello.

In cantina infatti troviamo sia vecchie tini di cemento, alcuni dei quali ripristinati e riutilizzati, che altri di acquisto recente.

La vendemmia avviene con l’uso di cassette, mentre la pigiatura è soffice. Un aspetto interessante è rappresentato dal fatto che nella fermentazione sono solo utilizzati i lieviti propri senza aggiunta di lieviti esterni. Non c’è filtrazione ma decantazione prima dell’imbottigliamento.

Ci viene spiegato che Borgogno è entrato a far parte delle 11 cantine italiane del Progetto ‘Vino Libero’ che prevede da disciplinare il non utilizzo dei fertilizzanti chimici in vigneti né erbicidi chimici, oltre alla riduzione del 40% dell’utilizzo di solfiti in cantina; l’intento è quello di diventare nel giro di pochi anni azienda biolgica.

La tradizione langhetta si ripropone anche nell’utilizzo del legno: botti medio-grandi in rovere di Slavonia che sono trattate a vapore e non a fuoco, per evitare i sapori eccessivamente tostati: la lavorazione prevede un primo passaggio in botti nuove per 7 mesi e poi in botti più vecchie per il restante tempo di affinamento.

Affascinante la disposizione delle botti, alcune delle quali di notevoli dimensioni; la cantina conserva anche un paio di botti in castagno che hanno più di cento anni.

Finito il tour della cantina, siamo invitati a salire sul terrazzo all’ultimo piano: la posizione dominante mostra in tutta la sua bellezza il paese di Barolo con una stupenda veduta del Castello, ma quello che più affascina è la veduta dei vigneti circostanti, con il poggio di Cannubi che ti sembra di toccare con mano e lo sfondo con La Morra svettante dalla collina.

Scendiamo successivamente all’interno del Wine Shop per la degustazione.

Il primo vino proposto è il Barolo 2011, cioè il blend dei 5 vigneti. Un rosso rubino scarico, con riflessi granato. Profumi profondi di sottobosco, ciliegia matura, frutta rossa matura; in bocca è deciso, corposo, con tannini determinati ma non prepotenti, una screziatura acida che fa intravedere un buon svolgimento col tempo. Il finale lungo riprende le note fruttate, la speziatura e un po’ di liquirizia.

Il secondo assaggio va sul Barolo Fossati 2010: di colore rosso intenso, al naso emana decisi sentori di frutta e fiori. Al gusto il tannino rimane morbido, persistenti le sensazioni fruttate, interessanti le note di freschezza a sapidità.

Il Barolo Liste 2010 di Borgogno si presenta con colore rosso granato e riflessi aranciati. All’olfatto oltre ai sentori floreali dell’iris e quelli fruttati della ciliegia, si fanno sentire quelli eterei con un delicato goudron. Palato armonico, buono il corpo e la persistenza, il tannino è evidente ma non disturba.

Il successivo è il Barolo 2004: bel rosso rubino, con olfatto che si apre con fini sentori di frutti rossi, ciliegia in particolare, valorizzati da gradevoli note speziate. Gusto pieno, armonico con componente tannica equilibrata e persistente finale fruttato.

Da ultimo il Barolo Riserva. Anche questo con bel colore rosso rubino, al naso si svolge con garbati sentori di ciliegie e successive note di speziatura. Gusto rotondo, molto armonico, tannino equilibrato, persistente nei sapori fruttati.

Una serie di vini decisamente eleganti e piacevoli, che sicuramente lasciano un’impronta: quella di una tradizione che ha ancora molto da raccontare.

 

 

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