Roccapesta: la classe del sangiovese di Maremma

L’incontro di Alberto Tanzini con la Maremma è stato casuale.

Siamo alla fine degli anni Novanta e i’intento era quello di trovare una casa in Toscana, non lontano dalle grandi vie di comunicazione, in cui passare i fine settimana: un luogo da raggiungere facilmente da Milano, città in cui si era trasferito per lavoro come Consulente aziendale dalla sua originaria Chieri, in provincia di Brescia.

La Maremma non rientrava dunque nelle priorità di Alberto, considerando che a quei tempi la rete viaria non era delle migliori; la riprova la ebbe dopo poco tempo, in una calda e afosa giornata estiva che lo porta nella piazza principale di Scansano, dopo un viaggio in auto di due ore per coprire neanche cinquanta chilometri.

Ma non si può dire che Alberto Tanzini si scomponga facilmente: il suo tratto comportamentale più evidente è quella sorta di distinta compostezza che riesce a mantenere in qualsiasi situazione.

All’inizio di Febbraio 2003 Alberto parte in auto da una Milano avvolta nella nebbia e con temperature vicino allo zero ma, arrivato in Maremma, rimane strabiliato dal fatto che riesce a pranzare all’aperto, complice una assolata giornata d’inverno.

Fu proprio in quell’occasione che visitò per la prima volta Roccapesta, una tenuta di 70 ettari di cui 4 vitati avviata nella metà degli anni Settanta e posta sulle colline a mezza strada tra Scansano e Manciano: cominciò così a materializzarsi l’idea di fare della Maremma la sua seconda casa, anche se la tenuta non era proprio la semplice casa di campagna che Alberto cercava.

Dai datori di lavoro riesce ad ottenere un part time che gli consentiva di passare la metà della settimana in Maremma; riesce poi a trovare un buon accordo economico con chi vendeva la tenuta e, non ultimo, un aiuto dal padre per l’acquisto.

Ma evidentemente il recondito pensiero di Alberto di stabilirsi in Maremma prende corpo e, da quello che doveva essere un piacevole passatempo per il fine settimana, il tutto si trasforma in un vero e proprio lavoro, trovando nel fratello Leonardo una fondamentale spalla.

Alberto sostiene che la sua fortuna sia stata quella di iniziare senza avere avuto esperienze precedenti nel settore: questo è ciò che lo ha più aiutato a provare e a cercare sempre il meglio nella produzione dei vini, voglia di cercare che è fortunatamente rimasta nel tempo.

Subito dopo l’acquisto della tenuta, nel 2003 vengono piantiamo altri 8 ettari di vigneti, con scelte che cadono su sangiovese, alicante e pugnitello, tutti vitigni tradizionali di Maremma, da cui trarre vini rossi di qualità a cui far svolgere il giusto invecchiamento.

La prima vendemmia, ovviamente delle vigne preesistenti, è del 2004, ma nei primi due anni praticamente non viene venduta neanche una bottiglia, proprio per la scelta di far svolgere una maturazione ai vini di almeno due anni.

Arriviamo al primo Vinitaly, quello del 2006, in cui Roccapesta partecipa con un proprio desk di assaggi all’interno dello stand della DOC Morellino di Scansano: un vero e proprio successo, e la scorta di 10.000 bottiglie, esclusivamente di ‘Roccapesta’, venne completamente esaurita; questo fu un grosso incoraggiamento per Alberto e la riprova che il lavoro fino a lì svolto andava nel verso giusto.

Si arriva al 2010, l’anno della nuova cantina: un ampio spazio con i nastri di cernita, dove la vinificazione avviene per caduta e con controllo delle temperature durante la fermentazione e nella bottaia.

Le vere soddisfazioni arrivano nel 2015 quando arrivano i riconoscimenti dalle maggiori guide, che sanciscono la giusta scelta di affidare al sangiovese la visibilità di Roccapesta e di tutto il territorio del Morellino.

Ed è sul sangiovese che si punta per il futuro, quando nel 2017 vengono eseguiti i nuovi impianti delle vigne, con l’individuazione di ben 15 differenti cloni e la l’opzione di disporli sui versanti più freschi rivolti ad est, sempre perseguendo l’obiettivo di produrre vini che possano sfidare il tempo.

Oggi Roccapesta è una realtà 25 ettari vitati posti ad altitudini intorno a i 250 metri slm, un suolo misto ma ricco di scheletro; l’effetto mitigante del mare, che dista in linea d’aria poco più di venti chilometri, sono evidenti, mentre l’altitudine e la relativa prossimità al Monte Amiata contribuiscono ad aumentare l’escursione termica tra notte giorno, regalando profumi floreali e fruttati ai vini.

La produzione annuale è di circa centomila bottiglie, con un mercato che vede una buona fetta rivolta all’estero e una distribuzione in oltre 20 paesi nel mondo, dall’Europa, agli Stati Uniti e al Giappone.

A Roccapesta il sangiovese recita da protagonista, interpretando vari ruoli dai nomi ‘Ribeo’, ‘Roccapesta’, ‘Roccapesta Riserva’ e ‘Calestaia’, quattro espressioni diverse che rientrano nella DOCG Morellino di Scansano: il primo un blend di sangiovese e alicante che matura in cemento, il secondo sangiovese e ciliegiolo a cui è riservata una maturazione in legno per un anno, il terzo è sempre lo stesso blend ma con un passaggio in legno di almeno due anni; per il ‘Calestaia’ la scelta cade sul sangiovese in purezza da vigne di 45 anni a rese bassissime e una maturazione in legno minima di quattro anni.

Un profondo legame affettivo per la Maremma quello di Alberto Tanzini che mette in evidenza un estremo rispetto del territorio e delle tradizioni vitivinicole e che offre con i propri prodotti eleganti espressioni del sangiovese.

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