Montecucco: quando una denominazione esprime il carattere del terroir

Abbiamo intervistato Giovan Battista Basile, Presidente del Consorzio per la tutela e la promozione della DOC Montecucco, che ci ha illustrato il territorio, i vini prodotti e il ruolo che il Consorzio riveste in questa zona della Maremma.

Quello del Montecucco è un territorio che si estende sulle colline alle pendici del Monte per eccellenza della Maremma, l’Amiata che una volta era un vulcano e a ridosso del medio corso del fiume Ombrone e del suo affluente Orcia.

Da sempre una zona vocata alla viticoltura, che non ha nulla da invidiare ai più conosciuti territori di produzione che con essa confinano: a Nord Montalcino con il suo Brunello e a Sud con il territorio di produzione del Morellino di Scansano.

Il territorio di produzione comprende tutto o in parte dei territori dei comuni di Cinigiano, Civitella Paganico, Campagnatico, Castel del Piano, Roccalbegna, Arcidosso e Seggiano, ad esclusione delle zone di fondo valle.

La DOC Montecucco viene riconosciuta nel 1998 ed è riferita alle tipologie bianco, rosso, rosso con menzione “Riserva”, Rosato, Vermentino, Vin Santo e Vin Santo Occhio di Pernice. 

I vitigni utilizzabili sono quelli usualmente coltivati nell’area considerata: sangiovese, ciliegiolo, trebbiano toscano, vermentino, malvasia bianca lunga e grechetto; a questi si possono associare varietà come canaiolo nero, colorino, syrah, alicante, merlot, cabernet sauvignon, petit verdot e montepulciano. 

La denominazione Montecucco Sangiovese DOCG è stata riconosciuta nel 2011, modificata nel 2014 ed è riservata ai vini prodotti con uve del vitigno sangiovese per un minimo del 90%.

La DOCG nasce per dare risalto alle peculiari espressività che il sangiovese rivela in questi territori: qua il vitigno mette in evidenza la sua tipica freschezza e una struttura di livello, oltre a intensi profumi fruttati combinati con note speziate e minerali.

Il disciplinare prevede per i vini base una maturazione minima di 2 anni, di cui almeno 12 mesi in legno e 6 mesi in bottiglia, mentre la tipologia “Riserva” prevede un invecchiamento minimo di 3 anni, di cui almeno 24 mesi in legno e 6 mesi in bottiglia.

Nel 2000 nasce il Consorzio per la tutela e la promozione della DOC Montecucco per merito di venti Aziende vitivinicole del comprensorio, con l’intento di promuovere il marchio e migliorare la qualità del prodotto.

Ecco quello che Giovan Battista Basile ci ha raccontato.

Parliamo innanzitutto di territorio: quali sono gli aspetti pedoclimatici del Montecucco e quali influssi hanno sull’allevamento delle viti e sul prodotto finale?

“Uno degli aspetti fondamentali riguarda le differenti altitudini collinari del territorio che variano dai 150 a 550 metri s.l.m. e che mitigano quelle che sono le avversità climatiche stagionali, vedi ad esempio l’eccessivo caldo e la siccità di quest’anno, le quali possono portare a sofferenza le viti nel periodo vegetativo.

Un altro aspetto da tenere in considerazione è la composizione dei suoli, dove risalta la tipologia di terreno vulcanico, con la sua importante componente minerale.

Infine, non dobbiamo dimenticare la posizione geografica del Montecucco che, nonostante la posizione alle pendici del Monte Amiata, risente degli influssi del Mar Tirreno, che dista qualche decina di chilometri in linea d’aria.

Tutti questi fattori determinano importanti escursioni termine giornaliere nel periodo produttivo, tra i 13°C e i 18°C, con effetti positivi quali maturazioni lente, sviluppo del corredo aromatico e ottimi livelli di acidità delle uve.

Aggiungiamo anche che queste sono zone molto ventilate, a vantaggio della sanità delle uve nei confronti dell’attacco delle muffe.”

Da quali necessità nasce la DOC Montecucco e, successivamente, la DOCG Montecucco Sangiovese?

“La DOC Montecucco nasce in un momento di importante crescita del mondo del vino. 

In verità, nonostante ci troviamo in una zona da sempre vocata alla viticoltura, la DOC nasce un po’ tardi rispetto ad altre realtà sia Toscane ma anche di Maremma.

Probabilmente non c’è stata la coscienza e la forza di far riconoscere a questo territorio l’importanza della produzione vitivinicola e, probabilmente, la vicinanza di territori blasonati come Brunello e Morellino ha ritardato questo riconoscimento.

C’è da sottolineare che il territorio è molto vasto, ma questo gioca a favore del fatto che si possono scegliere le zone più vocate alla produzione, con un risvolto positivo sulla qualità del prodotto finale.

Un altro aspetto da considerare è che, anche se ormai la DOC è stata riconosciuta da quasi 25 anni, non si è perduta la storica identità produttiva di questo territorio, non esclusivamente rivolta al settore vitivinicolo, ma anche ad altre produzioni agricole e all’allevamento.

Non dimentichiamo poi che la stragrande maggioranza dei produttori è costituita da piccole-medie aziende private.”

Quali peculiarità ha la produzione del vino Sangiovese in questo territorio nel contesto più ampio di quello non solo maremmano ma dell’intera Toscana?

“Abbiamo già parlato delle caratteristiche pedoclimatiche e degli effetti che hanno sul prodotto finale: il nostro Sangiovese si caratterizza per una elevata acidità, un profilo aromatico ampio e intenso, un tannino normalmente ben integrato, con degli effetti positivi su finezza, equilibrio ed eleganza; va inoltre considerata la longevità dei nostri vini a base sangiovese, aspetto sempre valutato positivamente dal consumatore finale.

Aggiungiamo che la nostra produzione si colloca su una fascia media di prezzo, nonostante l’ottimo livello qualitativo.

Per quanto riguarda la produzione dei vini bianchi, il Montecucco si è rivelato un territorio vocato per i Vermentini: questo fatto è da ricondurre sempre alle favorevoli condizioni pedoclimatiche che garantiscono freschezza e buon corredo aromatico.

Fra l’altro, proprio quest’anno, abbiamo verificato che i Vermentini resistono molto bene alla siccità e al caldo.”

Parliamo del Consorzio di Tutela: in 22 anni come è cambiato in termini quantitativi e qualitativi? In particolare, come si è adattato in questi ultimi due anni agli effetti della pandemia?

“Dai circa venti produttori che hanno fondato il Consorzio, oggi siamo passati a poco meno settanta associati; ma l’aspetto più significativo è rappresentato dal livello di adesione da parte della totalità dei produttori locali al Consorzio, adesione che oggi si attesta ad oltre l’80%.

Per quanto riguarda l’aspetto produttivo, oggi ci attestiamo ad una produzione annua di oltre un milione e mezzo di bottiglie, ma con un potenziale produttivo di quattro milioni e mezzo di bottiglie: questo perché oggi abbiamo una produzione su 500 ettari vitati sugli 800 ettari certificati.

Il periodo pandemico ha creato qualche problema in particolare in fase iniziale, tenendo conto del fatto che la diffusione principale dei nostri vini è tramite circuito Ho.Re.Ca.: dobbiamo però dire che il primo semestre del 2022 sta andando molto bene, con un aumento del 27% dell’imbottigliato sull’anno precedente, che è un indicatore fedele sulle vendite più che sulla produzione.

Il settore enoturistico ha avuto comunque un afflusso costante nelle ultime tre stagioni estive: nel nostro territorio non c’è un turismo enogastronomico di massa, ma è selezionato, costituito cioè da appassionati che presentano buoni livelli di competenze e ricercano prodotti di qualità; anche questo settore è importante per noi, con una utenza che trova un ottimo livello di accoglienza nelle nostre aziende che sono in massima parte medio-piccole.”

A quali mercati si rivolge il Montecucco? 

“Il mercato principale del Montecucco è prevalentemente estero, con una media intorno al 60%: in particolare Nord America, sia Usa che Canada, Nord Europa e discreta esportazione verso il Giappone.

Il rapporto qualità/prezzo dei nostri prodotti favorisce sicuramente la penetrazione in questi mercati, ma c’è da aggiungere che il Montecucco è un vino che si vende bene in quei Paesi dove la conoscenza e la cultura del vino è più elevata, proprio per il fatto che è un vino di qualità che crea curiosità nei consumatori più esigenti.

Per quanto riguarda il mercato italiano, la maggior parte del prodotto entra in circuito Ho.Re.Ca.

La vendita diretta in azienda, proprio per lo sviluppo che l’enoturismo ha nel nostro territorio, rappresenta anche una buona porzione di vendite, che si attesta oltre il 15% del fatturato.”

Parlando di sostenibilità, il Consorzio del Montecucco annovera un primato: quale?

“E’ quello relativo alla produzione biologica: ci attestiamo sull’82% di produzione di bottiglie etichettate biologiche tra le aziende associate al Consorzio; questa è una percentuale altissima e non credo che ci sia un altro consorzio in Toscana che si attesti su questa percentuale, anche se, per una serie di motivi burocratici, è un dato non certificabile.

Un altro aspetto importante, parlando di sostenibilità, è l’uso della tecnologia per monitorare lo stato di salute del vigneto e ridurre gli interventi in vigna: abbiamo condotto un progetto triennale che prevedeva il controllo satellitare delle vigne (ad esempio la colorazione delle foglie) per contenere l’uso di rame, di fitosanitari e di concimi.

Il nostro territorio è comunque da sempre vocato alla sostenibilità, con aziende che già dagli anni Novanta hanno optato per la conduzione biologica, grazie anche alle condizioni pedoclimatiche favorevoli.”

Quali sono le prospettive dell’annata 2022?

“Questa annata che si è presentata fin dall’inizio molto siccitosa, ha avuto nelle ultime settimane una ripresa delle precipitazioni atmosferiche, che consentirà di mantenere il livello produttivo dell’anno scorso. 

Dobbiamo aggiungere che, fortunatamente, quest’anno non siamo stati penalizzati dalle gelate tardive, che invece hanno caratterizzato la stagione 2021.

Proprio in relazione all’annata più asciutta le rese presenteranno una riduzione, che però andrà a vantaggio di una maggiore qualità del prodotto finale: tutto sommato, rispetto alle premesse, ci aspettiamo una annata abbastanza soddisfacente. 

Rimane il fatto che il cambiamento climatico rimane anche per noi un problema serio, per il quale si deve intraprendere qualsiasi scelta per agire contro di esso.”

Quali sono i progetti futuri del Consorzio?

“Tra gli obiettivi principali, rimane quello di consolidare la comunicazione del nostro territorio di produzione sia a livello nazionale che internazionale.

Da questo punto di vista, a livello più locale vogliamo intensificare i rapporti con le associazioni di sommelier e gli appassionati, favorendo incontri e approfondimenti.

Sempre sul piano della comunicazione, non potrà mancare la nostra presenza nelle più importanti manifestazioni di settore sia nazionali che internazionali.

Un altro aspetto su cui stiamo lavorando è quello del miglioramento produttivo, non solo in termini di qualità ma anche di quantità, vedi le potenzialità di cui abbiamo parlato prima.

Un altro importante obiettivo è quello di mantenere gli standard di qualità finora ottenuto nel settore della sostenibilità, rispetto dell’ambiente e vocazione biologica del territorio.” 

Da ultimo, abbiamo voluto fare una domanda ‘personale’ a Basile: “Chi è Giovan Battista Basile?”

“E’ un immigrato che si è innamorato di questo territorio. 

Una persona che ama profondamente il territorio del Montecucco e che sente per questo territorio qualcosa che, magari, chi è nato o vissuto qui non sente: perché a volte il bello che c’è in questo territorio non lo puoi percepire se non vieni da fuori.

Sono arrivato qui per caso, in quanto mia sorella si era trasferita in questa zona: a quei tempi non ero un appassionato di vino ed è stato proprio il vivere in questo territorio che mi ha estremamente coinvolto in questo mondo, fino a farne lo scopo del mio lavoro.

Mi sono ambientato benissimo in questo posto e sono molto soddisfatto del mio lavoro, anche se quest’ultimo non è sempre facile o romantico come potrebbe sembrare da fuori.

Come cinefilo di lungo corso, mi manca un po’ il cinema, quello che a Napoli avevo praticamente sotto casa ed invece qui è un po’ troppo distante per poterlo frequentare: ma si sa, non puoi avere tutto dalla vita!”

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