Il primo impatto è quello di una spirale rosso cremisi maculato di bianco, una specie di vortice senza fine che ti rapisce l’occhio, quasi in maniera ipnotica.
Nell’avvicinarti il vortice incanta anche il naso, con il profumo della carne fresca che si amalgama alle spezie e le erbe aromatiche.
Il tatto soffice ti mette sicurezza, non solo quando la premi con le dita, ma soprattutto al primo morso che, senza sforzo, forma il boccone.
Il suo gusto si svolge in delicato equilibrio tra la succulenza della carne magra e la pastosità della parte grassa, per dare poi spazio alla sapidità, agli aromi e alle spezie, in un allungo di gradevole effetto.
Questa è la Salsiccia di Bra: un prodotto di eccellenza piemontese, precisamente del comprensorio Roero, di largo consumo locale che nel tempo si è procurata una nicchia di estimatori.
Ma questa ‘spirale del gusto’ rappresenta una vera e propria spirale di curiosità, quale di essere un insaccato non stagionato di carne bovina cruda, dunque edibile in tempi brevi.
Le prime testimonianze scritte dovrebbero risalire a un Regio Decreto emanato a seguito dello Statuto Albertino del 1848, che autorizzava i macellai di Bra, come unico caso in tutto il territorio del Regno, a utilizzare solo carne bovina nella preparazione della salsiccia fresca, avendo gli stessi come clienti gli appartenenti alla comunità ebraica del vicino comune di Cherasco: purtroppo queste testimoniane non trovano nei fatti una conferma storica e, oltretutto, proprio in questo periodo storico si assiste alla chiusura del ghetto di Cherasco e l’aggregazione della relativa comunità ebraica con quella di Cuneo.
In realtà questo territorio non è mai stato vocato all’allevamento suino, pertanto la produzione di insaccati nel tempo passato doveva trovare riferimento ad altre carni, come ad esempio i salumi di oca (questi si di tradizione ebraica!) e quelli di carne bovina, immancabili in questa zona.