Hermitage: il fascino del poliedrico terroir

Sia a vederla da lontano che dalla sua sommità, la collina dell’Hermitage desta sempre meraviglia.

Siamo alle spalle della cittadina di Tain l’Hermitage, sul versante sinistro della porzione settentrionale della Valle del Rodano.

La collina poggia su un banco granitico che sembra sia un prolungamento del Massiccio Centrale; i vari vigneti sono esposti a sud, posti tra i 130 e i 320 metri di altitudine e si differenziano tra loro per la tipologia di terreno più superficiale su cui crescono.

Qua il vino si fa praticamente da sempre, ma la qualità produttiva è stata favorita dalla dominazione romana iniziata nella metà del I secolo a. C.: lo stesso borgo di Tain era già conosciuto ai tempi dei Romani col nome di Tegna.

Ma la storia si confonde con la leggenda quando si narra che il cavaliere Gaspard de Stérimberg ritornò nel 1224 dalla Crociata contro gli Albigesi e che gli fu concesso il permesso di costruire proprio sulla collina un rifugio per riprendersi dalle ferite: qua, però, il cavaliere si fece eremita ed eresse una cappella che fu successivamente chiamata l’Ermitage, tutt’oggi presente alla sommità della collina; sfuggono, però, le motivazioni che portarono nel tempo a ‘inglesizzare’ il nome, aggiungendo l’H iniziale.

Probabilmente proprio per le sue ridotte dimensioni pari a 136 ettari, praticamente sovrapponibili ad una grande tenuta di Bordeaux, l’Hermitage era già famoso per i suoi vini nel 18° e nel 19° secolo, tanto da essere venduto a prezzi più alti di qualsiasi vino che non fosse un Bordeaux Premier Grands Cru; in passato, a volte proprio questi ultimi vini venivano irrobustiti dall’aggiunta di un po’ di Hermitage.

L’Alta Valle del Rodano dona all’Hermitage un clima unico, con il suo mix tra l’influenza mediterranea e quella continentale, che favorisce la maturazione ottimale delle uve.

Le colline scoscese dell’Hermitage svolgono poi un ruolo chiave, offrendo forti escursioni termiche che assicurano una maturazione graduale delle uve, contribuiscono a preservare l’acidità e a sviluppare profumi complessi nei grappoli, donando ai vini un equilibrio straordinario e una straordinaria complessità aromatica, caratteristica distintiva di questa regione.

Anche i suoli complessi e diversificati dell’Hermitage contribuiscono a conferire ai vini una varietà di sfumature uniche.

Le pendici della collina sono composte da una mescolanza di granito, gneiss e loess, creando un mosaico di terreni che si riflette nelle diverse parcelle di vigneti.

Inoltre, l’abbondante componente granitica presente svolge un ruolo cruciale nell’assorbire il calore durante il giorno e rilasciarlo durante la notte: questa caratteristica, unita alla ricchezza minerale del suolo, conferisce ai vini dell’Hermitage una struttura robusta e una mineralità distintiva.

Veri e propri ‘climats’ caratterizzano il territorio.

Nella parte occidentale della collina, quella dove svetta la Chapelle, granito e pendenze sono caratterizzanti: qua si trovano i climats ‘storici’, quali l’Hermite (vini rossi leggeri e aromatici) e les Bessards, con vini di struttura e longevi.

La zona centrale è caratterizzata da terreno calcareo-siliceo: con un’esposizione a pieno sud si trova le Méal, che offre vini concentrati e potenti, e, più in basso, les Greffieux dove le espressività sono più eleganti, setose e aromatiche.

Sempre nella zona centrale, le Beaume che, per la sua esposizione più fresca, è caratterizzata da vini più leggeri ma con buona espressione aromatica.

Nella zona orientale l’argilla predomina nei climats più bassi di Peleat, les Murets e les Diognières, con relativa produzione di vini più grassi: in quest’ultimi due climats si allevano i vitigni a bacca bianca.

Sempre a est, i climats posti più in alto includono Maison Blanche, Rocoule (rinomato per i vini bianchi), l’Homme e la Croix.

L’appellazione Hermitage AOC è stata decretata nella sua forma attuale nel 1937.

La produzione principale è vino rosso a base di Syrah qua vinificato normalmente in purezza, anche se il disciplinare consente l’utilizzo delle due uve bianche locali fino al 15%, Marsanne e Roussanne, che vengono cofermentate con il vitigno rosso.

Sempre le uve di Marsanne e Roussanne sono quelle previste dal disciplinare nella produzione dei vini bianchi della denominazione, produzione che si attesta al 20% di quella complessiva.

Il disciplinare limita le rese a 40 hl/ha per i vini rossi e 45 hl/ha per i bianchi; l’arricchimento del mosto è consentito in annate particolari, purché il titolo alcolometrico del prodotto finale non superi il 13,5% per i rossi e il 14% per i bianchi.

 Il risultato sono vini con stile e corpo diversi, anche se i migliori derivano dal blend dei diversi lieux-dits: i vini rossi sono ottenuti normalmente con fermentazioni a temperature medio-alte, mentre la maturazione in legno prevede spesso l’utilizzo di botti non nuove e di varie dimensioni.

I rossi si caratterizzano per il colore intenso e per l’elevata complessità aromatica, tanto da essersi meritati l’appellativo di ‘virili’: possono evolvere per decenni.

Anche i bianchi hanno longevità, tanto che in annate particolari le uve vengono messe ad appassire sulla paglia per vinificare il raro bianco dolce che affronta un lungo invecchiamento, qua denominato, appunto, ‘vin de paille’.

La fama ormai secolare e il territorio circoscritto fanno si che sia gli attuali ettari vitati che i produttori già presenti non lascino altri spazi.

Praticamente l’appellation trova in cinque domains i suoi portabandiera.

Un territorio che ha reso conosciuti in tutto il mondo maisons locali come Paul Jaboulet Âiné, Michel Chapoutier, Delas Frères e Jean-Luis Chave.

Una fetta di 28 ettari dell’Hermitage è proprietà dei membri dalla cooperativa locale Cave de Tain.

Tra gli altri nomi, ricordiamo Yann Chave, Dard et Ribo e Colombier.

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