Cantina Terenzi: Morellino di Scansano tra tradizione e imprenditorialità

Quella della Cantina Terenzi è una storia relativamente breve in quella seppur non lunghissima del Morellino di Scansano, ma sicuramente intensa, portata avanti con determinazione e notevole capacità.

Una storia iniziata circa 15 anni fa quando Florio Terenzi sceglie di trasferirsi da Milano in Maremma e impiegare tutte le proprie competenze imprenditoriali nel settore vitivinicolo, trascinando nell’avventura i tre figli, anche’essi impegnati professionalmente in altri settori: tutti spinti sia da un sentimento profondo per questa terra, sia dalla volontà di valorizzarne i suoi prodotti.

Questo non ha significato stravolgere consuetudini e tradizioni, ma inserirsi con estremo rispetto in questo territorio dai valori antichi, affascinante e al contempo aspro, se non addirittura chiuso ai cambiamenti repentini.

E’ questa l’atmosfera che si respira al momento di entrare in Azienda, già sul piazzale da cui si accede alla cantina e, di fronte, alla sala degustazioni con annesso wine-shop: da una parte la semplicità della campagna di quella parte di Maremma collinare che degrada verso il mare e, dall’altra, l’austerità degli spazi votati al faticoso lavoro quotidiano.

L’accoglienza della sala degustazioni, vero e proprio salotto in stile, mette poi a proprio agio per ammirare i prodotti dell’azienda, senza perdere di vista, attraverso le ampie vetrate, l’immensità della campagna circostante: da un lato un angolo con camino e divani proprio di fronte al tavolo delle degustazioni, dall’altro lato l’ampia e luminosa sala da pranzo con i tavoli.

Ci accompagna nella visita Balbino Terenzi, che non nasconde l’entusiasmo nel raccontare la storia della famiglia in terra di Maremma, illustrando innanzitutto la disposizione dell’azienda e dei vigneti, alcuni dei quali si ritrovano nelle etichette prodotte: Cerreto Piano, Crognoleta, Madrechiesa, Montedonico e Salaioli.

In tutto una superficie di 150 ettari, di cui 60 piantati a vigneto e 14 a uliveto: di questi Madrechiesa è la vigna più vecchia e l’unica che non è stata piantata dai Terenzi, mentre tutte gli altri vigneti sono stati messi a produzione con viti di sangiovese selezionate, oltre ad altri vitigni sia a bacca bianca che rossa.

La visita alla cantina, circa 3.000 mq, inizia nella sala con i tini in acciaio inox termoregolati; si passa successivamente nella bottaia, con due austere file di tonneau contrapposte, in un ambiente ordinatissimo con luce soffusa e abbellito alle pareti da tavole dipinte.

Una produzione annuale di circa 350.000 bottiglie, sotto il controllo dell’enologo piemontese Giuseppe Caviola, con una filosofia di produzione che vede al centro il rispetto per il territorio e dei suoi prodotti e l’obiettivo di ricondurre il Morellino di Scansano al massimo della qualità.

Rientriamo nella sala degustazioni per prendere posto ai tavoli: il pranzo inizia con un antipasto a base di bruschetta condita dall’olio extravergine di oliva prodotto dall’azienda, accompagnato dal primo bianco, Montedonico Viognier Maremma Toscana Bianco IGT 2011; viognier 100%, giallo paglierino con note dorate, profumi erbacei e di macchia mediterranea, frutta e fiori gialli, fresco e fragrante al palato nonostante i 14,5°, persistente con sentori di agrumi.

La selezione di salumi e formaggi locali si abbina al Balbino, Vermentino di Maremma Toscana Doc 2012: 100% vermentino, giallo paglierino pieno, la mineralità appare subito all’olfatto, svelando solo dopo delicati profumi di frutta e fiori bianchi; molto fresco e alcolico al palato, rimane morbido con persistenza.

Balbino ci illustra la filosofia commerciale dell’azienda, che punta sul prodotto innovativo, con la ricerca di vini eleganti che vanno incontro al cambiamento degli stili di consumo degli ultimi anni, senza perdere di vista l’intenzione di recuperare l’originale Morellino di Scansano: politica commerciale che fino ad ora ha dato ragione ai Terenzi, con una distribuzione che avviene al 70% in Italia, mentre il restante nei mercati esteri di Germania, Svizzera, Brasile, Svezia, Belgio, Olanda, Cina e Usa.

Un classico piatto toscano, finissime pappardelle con un delicato ragù di cinghiale, introduce i vini rossi, con la degustazione del Bramaluce IGT Toscana 2011, 50% Sangiovese e 50% Syrah, quest’ultime uve in parte appassite su graticci per due settimane: un rosso rubino con riflessi granati, profumi di frutta rossa e viola matura, con palato alcolico per i suoi 15 gradi, fresco, rotondo, equilibrato e persistente.

Un’ottimo filetto al Morellino viene abbinato con il Morellino di Scansano DOCG Riserva 2009, sangiovese 100%, affinato prima 12 mesi in botte grande e poi 12 mesi in bottiglia: un intenso  rosso rubino con qualche riflesso granato, profumi speziati e di frutta rossa, articolati e avvolgenti, mentre il palato si apre a tannini maturi, ma fresco.

Ultimo rosso in degustazione il Francesca Romana IGT Toscana 2011, sangiovese, merlot e cabernet sauvignon: rosso rubino scuro, affinato 18 mesi in barriques di rovere francese e 6 mesi in bottiglia. Profumi di spezie e di frutta rossa matura, il gusto caldo, pieno di note speziate, tannini morbidi.

Nell’accomiatarci, Balbino tiene a sottolineare che i Terenzi si definiscono “Viticoltori IN Scansano”, in quanto presiedono tutto il processo produttivo, dalla cura della vigna fino all’imbottigliamento, un approccio imprenditoriale che ha ripagato i relativamente pochi anni di attività, portando riconoscimenti importanti, come quelli che nel 2013 sono stati assegnati dal Gambero Rosso: Cantina Emergente dell’Anno e il Tre Bicchieri assegnato al Morellino di Scansano Madrechiesa 2009.

Il giusto equilibrio fra tradizione e imprenditorialità che sicuramente porterà col tempo i Terenzi a identificarsi sempre di più con il principale prodotto di questa terra: il Morellino di Scansano.

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