La denominazione deriva dalle peculiarità del suolo, caratterizzato da sedimenti tufacei di origine vulcanica.
È la zona più interna della porzione meridionale della Maremma Grossetana, ai confini con il Lazio.
Qui scorre il segmento intermedio del fiume Fiora in un paesaggio prettamente collinare, prima di entrare nel Lazio.
Comprende i Comuni di Sorano, Pitigliano e la porzione orientale del Comune di Manciano.
Nella parte più orientale Sorano: qua il tufo non è solo l’elemento che contraddistingue il suolo, ma è diventato la matrice architettonica che l’uomo ha usato per millenni.
Già dall’epoca etrusca scavato e decorato nelle monumentali necropoli nei pressi di Sovana, fino a diventare materiale di costruzione in epoca medievale dei fortilizi che dominano l’abitato di Sorano e dei piccoli borghi circostanti.
Ma il connubio tra matrice del terreno e manufatto umano trova la sua massima espressione a Pitigliano, dove lo scorcio delle abitazioni del centro storico del paese arroccate sul masso tufaceo come se fosse un ‘unicum’, rappresenta un colpo d’occhio inimitabile.
Ancora più meraviglia offre il passeggiare nelle Vie Cave poste nelle campagne dei due comuni: vere e proprie strade ‘tagliate’ nei massi tufacei, a volte per decine di metri in profondità.
Verso il mare oltrepassato il fiume Fiora, si apre il territorio del comune di Manciano: il centro storico del capoluogo svetta sulla Maremma tanto da meritarsi l’appellativo di ‘spia’.
Un territorio, quello di Manciano, caratterizzato da dolci colline in cui è facile scoprire borghi medievali, piccoli gioielli dove il tempo sembra si sia fermato, come a Montemerano.
Saturnia offre tutt’oggi vestigia di un passato ancora più antico, con i resti romani della Via Clodia e della sua porta di accesso al borgo: ma sono le sue preziose acque sulfuree ad averla resa, negli ultimi decenni, una stazione termale di fama internazionale.
Anche qui non ci si annoia in fatto di enogastronomia.
Le DOC Bianco di Pitigliano e la DOC Sovana offrono vini sinceri, che risentono della mineralità del territorio vulcanico.
Il piatto classico è l’agnello in umido, qui chiamato Buglione, mentre il dolce che si è meritato il riconoscimento di presidio Slow Food è lo Sfratto Pitiglianese.